venerdì 22 maggio 2009

Respingimenti


“Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro. I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali”.


“Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare. Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario. Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia. Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

(da una relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, ottobre 1912).

domenica 17 maggio 2009

Rosa Ocra Viola



La voce di Giovanni Lindo Ferretti prova a coprire gli allarmi della domenica e del sabato pomeriggio, dimenticati da milanesi fuggiti verso qualche località dove trascorrere il fine settimana. Ogni dieci minuti parte la sirena protettrice di qualche abitazione, suona per due minuti a elevato volume (quello che sento non è nemmeno nel mio condominio, è due palazzi più in là, ma la sua fastidiosa potenza arriva fino alle mie orecchie con disinvoltura) poi si spegne, poi riprende. Così da sabato pomeriggio. Nessuno interviene, nessuno fa niente. Provo a concentrarmi sulla voce di Ferretti, è meglio. Ha accompagnato la mia crescita con il suo modo di cantare unico e speciale, sopravvissuto agli anni ottanta e ai novanta, ai C.C.C.P, ai C.S.I., due gruppi fondamentali della storia musicale del nostro Paese. “Linea gotica”, per me il disco italiano più importante del decennio precedente.
“Ultime notizie di cronaca” è il primo lavoro dei PGR che mi piace davvero, Giorgio Canali alle chitarre e Gianni Maroccolo al basso. Parte di nuovo l’allarme, più forte delle campane della chiesa, più forte di tutto.
rosa ocra viola
l’ora che tutto è preghiera
l’ora che ora
l’ora che in terra scolora…

venerdì 8 maggio 2009

Fidarsi della pelle d'oca



I brividi della bellezza di esistere lo sorprendevano talvolta durante la settimana, ma più spesso la domenica. Da sempre favorevole al cielo azzurro e ai prati verdi (anche se aveva spesso desiderato di riaprire gli occhi dopo una breve chiusura e ritrovarsi a guardare alberi azzurri e aria verde) era nei giorni di festa che, come un novello Jacques Tati, amava appoggiare la bicicletta al cavalletto e mettersi sopra una panchina a lavorare al suo libro, o a leggere quelli (migliori) degli altri.
Certe mattine funzionava, altre no, ma proprio in quelle no, riceveva il regalo più grande, quello di chiudere gli occhi per qualche secondo, respirare con più attenzione, sentire la pelle d’oca che accompagna la parte finale del sospiro. Era la pelle d’oca di cui si fidava, la stessa che lo faceva emozionare per una canzone, una frase di un libro o il frammento di un film. Solo di una cosa si sarebbe sempre fidato, pensava, della sua pelle d’oca.

sabato 2 maggio 2009