domenica 27 gennaio 2013

Finalmente domenica! (23)



Ho spesso fatto confusione tra leggere e scrivere, tanto che a volte ho provato più emozione a leggere una pagina piuttosto che a scriverla, e allora qualcuno mi diceva che non ero uno scrittore ma un lettore, e io gli rispondevo può darsi forse è vero cosa c’è di male, oppure magari non mi prendo troppo sul serio e questo è un grande bene. Perché di dichiararmi scrittore anche piccolo mi sono sempre vergognato, di una vergogna stupida come quella da ragazzo con le scarpe nuove specie da ginnastica bianche, che una volta a quindici anni nonostante il disappunto di mia madre mi vergognavo a tal punto dell’eccessiva luminosità di quel bianco nuovo che ero andato al campo di sabbia dell’oratorio a tirare qualche calcio al pallone solo per sporcarle, le scarpe, da solo correndo sul lato destro del campo avanti e indietro per poi tirare in diagonale verso il palo più lontano, rasoterra oppure alto verso l’incrocio dei pali, fino a non farcela più dalla stanchezza.

Comunque, ho sempre avuto delle remore nel definirmi scrittore anche piccolo, perché pensavo che so metti che mi sente Henry Miller, eppure crescendo notavo come intorno a me dalla giovinezza in poi gli scrittori e i poeti invece fioccassero, senza pudore, come quelli che si presentavano o firmavano dicendo o scrivendo che so Paolo Rossi e ci tenevano a precisare: ”scrittore”.
Una volta per caso sul tram a Milano, con quel giovane autore italiano che aveva pubblicato un romanzo per una grande casa editrice e mi confessava che la sua più grande sofferenza era quella di non essere compreso a sufficienza dai contemporanei e io pensavo per la Madonna, mi sa che stai un po’ esagerando, se ti sente Henry Miller?
Invece andando a lavorare alle sette e quaranta del mattino sabato scorso, ho incontrato per strada un uomo che urlava al cielo IO SONO UNO SCRITTORE! Veniva verso di me, puzzava di vino, un po’ sporco un po’ sudato e io pensavo avrò capito male, non avrà detto mica scrittore certo sarebbe curioso, alle sette e quaranta del mattino, eppure dopo pochi passi l’aveva ripetuto il grido IO SONO UNO SCRITTORE! e io gli ho detto guarda almeno io ti credo, sei in buona compagnia, hai mai provato in passato io non ce la faccio proprio, a essere morto come loro, però adesso devo andare a lavorare in cassa a battere un bel po’ di scontrini con la coda che non finisce mai, che una volta è venuto in negozio Carlo F., io ero dentro la teca in vetro numero 7 da ore e ore, da giorni e giorni ormai dimentico del mio amato mestiere di libraio e lui aveva pagato alla 9 ma dopo era tornato indietro apposta per salutarmi, gli era piaciuto il mio primo romanzetto, aveva aperto la porta di vetro che stava dietro la mia schiena mi aveva dato un pacca sulla spalla e mi aveva detto: “Forza”. Al momento ero rimasto sorpreso, vuoi perché dopo due tre ore di cassa con la coda continua il cervello tende a sbriciolarsi, per chi non l’avesse mai provato c’è il rischio di ritrovarsi mentalmente dentro il “Tic” di Giorgio Gaber, vuoi perché “Forza” non me l’aspettavo, e girandomi su me stesso probabilmente avevo risposto “Sì, ciao”, che non era forse la cosa migliore ma cosa avrei dovuto dire, ci avevo ripensato quando se n’era andato Carlo forse sarebbe stato meglio dire “Grazie”, oppure “Juve”, ma non era il caso di mettersi a fare cori con la gente in coda, Carlo, è vero su “Forza Juve” siamo d’accordo, ma insomma, non tutti purtroppo la pensano come noi. Così Carlo mi aveva detto “Forza”, io gli avevo detto “Sì, ciao”, e poi sono uscito e ho incontrato per strada un uomo che urlava al cielo che era uno scrittore, gli ho detto guarda almeno io ti credo, hai mai provato in passato io non ce la faccio proprio, a essere morto come loro, e sono andato a lavorare perché erano le sette e quaranta del mattino.

domenica 20 gennaio 2013

Finalmente domenica! (22)


Non per tornare a Limonov, ma quando verso la fine del libro lo mettono in una prigione di massima sicurezza per non aver commesso nulla, dove ai detenuti non è concesso niente fatta eccezione per l’ora d’aria solitaria separati dagli altri in pochi metri quadrati, e soprattutto la televisione in cella tutto il giorno al fine di renderli dipendenti allo schermo e di conseguenza depressi, lui Limonov decide che la televisione non la guarda tranne i telegiornali, e che l’ora d’aria sarà l’unico a farla sempre, nell’inverno gelido sul tetto del penitenziario, anche con la neve, correndo avanti e indietro su poche mattonelle e facendo ginnastica.

Così da quando è nato Pietro quindi direi un anno, anche noi la televisione non la guardiamo mai, non che prima ne facessimo overdose o che la nostra sensazione sia quella di essere carcerati anzi, ma il non guardarla mai la televisione restituisce bellezza, come quando sei in montagna d’estate e per venti giorni la Tv non esiste, e la sera leggi sempre e pensi che bello, dovrei leggere sempre dopo cena pure quando ritorno in città mica stare ipnotizzato davanti alla lastra luminosa che quando osservate qualcuno che ci sta fateci caso, l’osservato tranne rare circostanze risulta illuminato da una sporca assente opacità, come un manichino.

Però ecco quando Pietro non c’è perché va dai nonni in Franciacorta, oppure perché scompare per qualche giorno lasciandoci genitori preoccupati fino a quando non ci chiama al telefono rassicurandoci Hey vecchi, sono con un’amica a Buenos Aires state tranquilli, ecco talvolta mi capita accendo la tv ma non riesco a fare come Limonov, i telegiornali italiani fanno amaramente ridere invece che dare notizie disinformano, parlano del niente, anche Mentana che perde ore a parlare di scaramucce politiche e sembra il conduttore di una brutta Domenica Sportiva, della Politica Sportiva, tanto che mi aspetto che da un momento all'altro legga i risultati e la classifica della Serie A, allora giro direttamente su un canale sportivo del tempo che viviamo oppure del passato,  m’imbatto in una Domenica Sportiva dei fine settanta o degli inizi ottanta con Beppe Viola genio che definisce Franco Baresi il miglior libero in circolazione, dopo Freda e Ventura, naturalmente. Si ritorna in studio, e Beppe Viola sembra addirittura brillo mentre intervista l’allenatore di turno (un giovane Ilario Castagner laziale con figli preoccupato del fatto di trovarsi in serie B a causa del calcioscommesse con pochi giocatori che restano e molti che se ne vogliono andare, in particolare un olandese che era stato acquistato per la serie A, e invece ora pare stia facendo la valigia a Formello). Beppe Viola, torno su Mentana e mi viene voglia di vomitare, ma sto mangiando due formaggi presi da Marta al mercato così buoni che chi me lo fa fare, Chicco snocciola percentuali con l’amico plastificato dei sondaggi del lunedì, e io mastico e penso ma di cosa diavolo state parlando, ma chi se ne frega, e non venitemi a raccontare di Michel Houellebecq che nel suo La carta e il territorio definisce la politica come lo svago delle classi sociali più colte, e il calcio il passatempo del popolo più rozzo. Forse in Francia, Michel, qui da noi è molto più serio il calcio della politica nonostante tutto, perché ciò che avviene in campo è comunque un fatto fisico e mentale reale che ben si presta ad analisi psicologiche e fantasiose, peraltro ignorate dalla grande maggioranza dei giornalisti italiani che preferiscono passare la vita professionale a fare polemiche, forse per mascherare la loro incompetenza che tuttavia non gli ha impedito di esercitare la professione, magari grazie a una provvidenziale raccomandazione che sempre negheranno fino a convincersi non sia mai esistita.
Ecco, dicevamo, Limonov in galera scrive Il libro dell'acqua, ovvero una raccolta di ricordi autobiografici tra il Mar Nero e Venezia, tra un bagno turco di Mosca e una spiaggia di Nizza, legati tra loro dall'acqua che li trascina e unisce insieme in un unico fiume della memoria. Devo ricordarmi di segnalarlo Il libro dell’acqua a Chicco Mentana appena finisce con i suoi soporiferi sondaggi del lunedì, a Beppe Viola non credo ce ne sia bisogno. Il poeta russo preferisce i grandi negri invece è un titolo favoloso per un libro, e qui il merito va riconosciuto al primo editore americano di Limonov, strano non sia stato mai tradotto in Italia, il Vaticano probabilmente non potrebbe mai approvarlo, grandi negri in che senso? e nemmeno Pierferdinando Casini accetterebbe la traduzione con serenità: “Noi dobbiamo difendere le famiglie, non i poeti russi o peggio i grandi negri”. Pierferdinando Casini, l’altro giorno ero in automobile al semaforo e c’era la tua faccia triste e spenta su uno dei tanti cartelloni pubblicitari elettorali che diceva: “Dalla parte dei deboli e della famiglia”. Mi sono messo a sorridere e ho pensato certo come no, della sua.

lunedì 14 gennaio 2013

Finalmente domenica! (21)



Certo che vita straordinaria, Limonov, ne parlavo con mia madre che questa domenica ha cucinato i canederli con speck ed erba cipollina, niente male, e lei certo il libro di Emmanuel Carrère, ma invece hai visto Berlusconi da Santoro? No mamma, ma ho immaginato, letto e sentito della resa dei conti fra l’ex giornalista milionario e l’ex premier abitudinario, senza capire perché non si siano telefonati per litigare amorevolmente in privato senza rompere le balle a otto milioni di italiani guardoni.
Limonov, questa domenica mi perdo l’inizio della partita perché sono da mia madre a pranzo e la cosa non mi gusta, non andare a pranzo da mia madre figuriamoci, maestra in cucina e santa, quanto perdere l’inizio della partita che è un po’ come perdere l’inizio di un film, piuttosto vorrei fare il duro e dire allora sapete che faccio io non me la guardo nemmeno, la partita, avete vinto voi, ditemi il risultato alla fine che preferisco. I giocatori che entrano in campo, il loro schierarsi lineare a salutare il pubblico in particolar modo qualche famigliare in tribuna, poi le strette di mano, anche con l’arbitro e i guardalinee, il rito comincia: Buffon col suo faccione e i capelli impomatati all’indietro ride sempre chissà perché, del resto nella sua condizione di capitano della Juventus probabilmente lo farei anch’io. Se mi perdo questo, non affronto l’incontro con l’atteggiamento giusto e le cose poi potrebbero andare male, come domenica scorsa.

Limonov mamma, che vita straordinaria, molto più di quella di Zavarov, buoni questi canederli, ti ricordi quel russo sfortunato al quale il destino aveva dato in sorte di venire dopo Michel Platini? Per sostenere la sua pesante missione e consolare il bambino che ero, orfano improvvisamente del re francese non fosse bastato del padre, avevo anche appeso in camera un poster della Juventus sovietica raffigurante lui e il compagno bianconero Aleinikov che recitava in grandi caratteri con un gioco di parole antesignano delle perle linguistiche dei quotidiani sportivi di oggi: "JUVENTURSS".
Ma Limonov, mamma, teppista in Ucraina, idolo dell’underground sovietico, barbone e poi domestico di un miliardario a New York, quindi scrittore alla moda a Parigi, soldato sperduto nei Balcani...ecco noi invece siamo qui a Brescia a mangiare canederli un 13 gennaio che Marco Pantani avrebbe compiuto 42 anni, auguri, e siamo felici nonostante Emmanuel Carrère non scriverà mai un libro su di noi che mangiamo i canederli, sai che ci frega, Pietro colpisce intenzionalmente per la prima volta nella sua vita la pallina rossa e blu coi piedi invece che con le mani, noto anche un esterno-tacco di sublime eleganza eseguito con le sue scarpette morbide che mi fa ben sperare, poi ci salutiamo e porto via oltre al bambino e alla moglie anche il salame che mi ha regalato lo zio a natale, prima che diventi duro, perché il salame buono deve rimanere leggermente morbido, altrimenti che salame è.

Guardo la partita, e già iniziata da qualche minuto ma cosa vuoi che sia, finisce in un pareggio quando sembrava scontata una vittoria e allora vedi che se non guardo le partite dall’inizio poi finiscono male? Torno a Milano in automobile con Limonov e il salame nella borsa, non la stessa borsa non diciamolo nemmeno per scherzo, per un attimo mi viene pure l’ansia del salame perché potrei essere costretto a mangiarmelo tutto da solo in pochi giorni questo buon salame, prima che diventi duro, tocca invitare a cena qualcuno. Piove e sono spento, vediamo domani, però che vita Limonov, di certo lui non ha mai trascorso un giovedì mattina a fare il cambio del medico all’Asl di piazzale Accursio, Milano, due ore e mezza sottoterra per sentirsi dire ecco no il medico che lei aveva scelto e con il quale era d’accordo è invece pieno di pazienti, proviamo un altro, e poi un altro, tutti occupati, oppure torni la prossima settimana. Con la certezza di aver quel medico? No, si procede per tentativi, e allora facciamo a caso gentile signora, va bene quel medico lì che sta in via Washington che non conosco neppure, le ho mai parlato di Eduard Limonov? Le assicuro, comunque la si pensi una vita fuori dall’ordinario.

domenica 6 gennaio 2013

Finalmente domenica! (20)

 
Diffido di chi non ama passeggiare, di chi si muove solo per andare in un posto, per raggiungere un obiettivo. Io ad esempio esco dal portone di casa in via Nievo e non so dove andare, vado dritto o a sinistra, mai subito a destra perché significherebbe fare come andare al lavoro, e questo potrebbe provocarmi un tilt mentale abitudinario, tipo presentarmi in libreria e trovare i miei colleghi pronti a dirmi Guarda che oggi non lavori Fra, stavi passeggiando, e allora torno indietro al punto di partenza se voglio andare a destra vado comunque dritto fino ai campi da tennis e solo poi giro a destra, che non è la stessa consueta strada del lavoro. I campi da tennis, ma di solito invece cammino verso sinistra, decido all'ultimo, passeggio e mi chiedo Ma dove stai andando? non lo so vediamo di qua, poi di qua, poi di qua. Così ho i miei giri preferiti concepiti dal caso, Milano non finisce mai anche se purtroppo molto meno di Parigi, caro Vila-Matas. Cammino e penso a Robert Walser, a Knut Hamsun, che passeggiavano fino a non avere più le forze, fino a sentirsi male, senza andare da nessuna parte sebbene obbligati ad andarci, noto che sono in pochi a passeggiare senza scopo, la maggioranza col cane ma non vale, e quelli che dicono Ho il cane così almeno esco a fare due passi mi viene da dirgli ma siete scemi? avevate bisogno del cane per passeggiare? Che poi si ritrovano col loro cacchio di cane, nei giardini di Pallavicino o Bompiani, e parlano fra loro dei loro figli-cani, oppure dialogano serrati e facendo le voci strane direttamente coi loro quadrupedi, senza essere però San Francesco. Meglio proseguire, se riesco a camminare piano sono ancora più contento, è come meditare mentre gli altri vanno veloce, ho lavorato, ho fatto quello che devo fare adesso non leggo e non scrivo, passeggio, piano.

L'Italia è un paese troppo adorabile per non essere abitato da una prevalenza di idioti, solo questa settimana sono nati quattro o cinque partiti non ricordo di preciso: quello dei pm che si dichiara riformista pur chiamandosi "Rivoluzione" (errore di consultazione del dizionario sinonimi/contrari?), quello del noto tecnocrate bocconiano che quando è venuto in libreria ha comprato l'ultimo volume di Aldo Cazzullo (dai loro libri, li riconoscerete) il quale grigio-tecnocrate dopo aver preso il potere con un colpo di Stato morbido ha tolto ai poveri per dare ai ricchi, un neo partitello di destra che sotto casa mia sì, in via Nievo, ha messo un cartellone pubblicitario gigante con scritto "Fratelli d'Italia" vicino all'altro che pubblicizza un concerto di David Guetta: musica house contro plagio a Goffredo Mameli, vediamo come andrà a finire questa sfida rispettosa del sistema maggioritario. E poi il sempreverde Silvio con o senza Lega, destra/sinistra, che poi destra o sinistra, conosco maturi moderati che hanno sempre votato centro-sinistra e poi tra un po’ picchiano la moglie perché ha cucinato il purè tiepido, e allora. Meglio camminare, un paese che lascia gli appassionati di calcio per 14 giorni senza campionato non è un paese che rispetta i suoi cittadini, sto scherzando dai, quando il padre del protagonista di "Un giorno questo dolore ti sarà utile" di Peter Cameron porta il figlio a mangiare al ristorante e gli chiede se è gay, solo per saperlo ed eventualmente sostenerlo, il figlio gay non risponde e ordina la pasta invece della bistecca e il padre allora gli dice male perché non hai preso la bistecca? è molto più da uomo...ecco io penso che sia una scena fantastica, intorno tutti gli uomini d'affari mangiano la bistecca in modo così virile...

Oggi è domenica e la Juventus ha perso in casa, 1-2 con la Sampdoria, ma io continuo a passeggiare lo stesso, una sconfitta ancorché inopinata come questa in superiorità numerica per sessanta minuti ci può stare, anzi non ci doveva stare per niente ma è andata così e allora brava Sampdoria, tanto io resto tranquillo perché presumo si tratti di un dolore che tornerà utile, e poi la pasta a me non è mai piaciuta, non ho un padre al quale rendere conto delle mie preferenze sessuali e comunque fin da piccolo ho sempre mangiato molta carne.

martedì 1 gennaio 2013

Finalmente domenica! (19)



Io avevo questo vizio, da ragazzo come mi capita di affermare talvolta quando parlo adesso ad altri e non lo sono più, e magari nemmeno loro, e ricordo bene cos’ero allora e ciò che sono ora, che se non mi conoscessi abbastanza direi due persone senza dubbio fondamentalmente diverse. Passavo le mattine e i pomeriggi a leggere libri nei parchi, tranne il venerdì il sabato e la domenica che andavo a vendere le lavatrici e i frigoriferi a Roncadelle o a Desenzano, e mi piaceva molto di più Desenzano. Ma durante la settimana le mattine e i pomeriggi leggevo nei parchi di Brescia, cambiandoli pur mantenendo in prevalenza i miei preferiti, la sera invece uscivo con belle ragazze oppure con Gabriele che mi chiedeva ma tu cos’hai fatto oggi? e io mah, direi che sono andato a leggere al parco.

Non che leggessi tutto il tempo tuttavia al parco, qualche volta alzavo anche lo sguardo per vedere se passava qualche bella ragazza da invitare la sera fuori, oppure estraevo dallo zaino uno dei quaderni che mi portavo sempre dietro dove segnavo e commentavo ogni film che vedevo, e ogni libro che leggevo. Restando ai secondi, annotavo i comperati, gli abbandonati e i terminati, ancora inconsapevole che questo mio materiale di parole sarebbe finito in minima parte un giorno lontano dentro un romanzetto postumo, ricco di note ai margini curate da esperti per giustificarne l’incompletezza sulla quale tuttavia si poteva soprassedere considerato il cordoglio per l’improvvisa morte dell’autore che era tutto sommato un gran bravo ragazzo.

Questo vizio comunque con il passare degli anni l’ho perso, intendo uscire la sera con belle ragazze, vendere lavatrici e frigoriferi nei fine settimana in special modo a Desenzano, ma soprattutto passare mattina o pomeriggi a leggere da solo al parco, tanto che quando sento Gabriele che adesso vive a New York lui mi dice ciao Cecco (mi chiama ancora così, perdonatelo, come tutti i miei amici migliori di quando ero ragazzo) ma mi vuoi dire cosa diavolo hai fatto oggi? e io finalmente posso dire no Gabri, non ho passato tutta la giornata al parco, non mi sono segnato su un quaderno i film che ho visto e sull’altro i libri che ho letto. Però, continuo a scrivere i libri che ho letto sul quel mio nuovo quaderno che è il blog, e sono così gentile da linkare pure ogni volume segnalato con la pagina internautica del tomo in questione per facilitare l’esigenza dell’occasionale lettore che potrebbe chiedersi: ma questo libro, cosa diavolo è?

In questo 2012 quindi ho letto 54 libri per me e 28 per lavoro editoriale giangiacomofeltrinelliano. Per gli amanti delle statistiche un totale di 82 volumi annuali che vuol dire 6,83 periodico volumi al mese che non è tanto ma nemmeno poco considerato il tempo che sottrae alla santa preghiera della lettura inspiegabilmente il lavoro e spiegabilmente il piccolo Pietro che comunque detto fra noi è meglio di qualsiasi libro. Tralasciando per segreto professionale le letture fatte per la casa editrice di via Andegari (ma vi assicuro che un romanzo che contiene la parola Borges nel titolo a mio avviso è davvero meritevole e diverso) ed eliminando per regolamento tutte le riletture, mi vedo costretto a comunicare a chi fosse interessato e in particolare al ragazzo che ero una volta, non tanto tempo fa, le due classifiche dei libri più belli che ho letto nel 2012 anche se non sono usciti nel 2012, permettendomi di dividere forse grossolanamente l’elenco delle letture in due parti, una dedicata ai romanzi e una ai non-romanzi, e non vergognandomi nemmeno d’inserire nelle classifiche titoli che qualcuno potrebbe dire ma come, non l’avevi ancora letto?! No, non l’avevo ancora letto.

Non romanzi:

5 - Paolo Nori "Pubblici discorsi" e Alberto Arbasino "In questo Stato"
4 - Guido Crainz "Il paese reale"
3 - Stephan Zweig "Magellano"
2 - Emil Cioran "La tentazione di esistere"
1 - Tzvetan Todorov "La bellezza salverà il mondo"


Romanzi:

5 - Peter Esterhazy "Non c’è arte" e Philip Roth "Everyman"
4 - Luigi Di Ruscio "La neve nera di Oslo"
3 - Beppe Fenoglio "La malora"
2 - Philippe Vilain "Non il suo tipo"
1 - Alain Sillitoe "Sabato sera, domenica mattina"

Immaginando in conclusione una Finale fra il vincitore del Gruppo "Non romanzi" e quello del Gruppo "Romanzi" io mi sento di affermare che, signore e signori, il vincitore dell’ambito premio "Il più bel libro del 2012 secondo Francesco Savio" è Tzvetan Todorov, con "La bellezza salverà il mondo". Bravo Tzvetan.
Bene, tutto questo non mi toglie dalla testa quanto sia stata brutta una domenica senza campionato di Serie A, che verso sera poi sono andato a prendere una pizza da asporto all'angolo e appena dopo di me sono entrati nel ristorante anche l'ex difensore del Milan Gambaro, il suo naso e la sua presumo fidanzata e allora io e Gambaro che non ci conosciamo ci siamo guardati negli occhi come a dire Ma che schifo è, una domenica senza serie A? e poi io gli ho anche detto sai Gambaro che secondo me il più bel libro del 2012 è "La bellezza salverà il mondo" di Tzvetan Todorov e lui allora ha detto: Ah sì? per noi invece una capricciosa, e una prosciutto-rucola.