domenica 24 febbraio 2013

Finalmente domenica! (27)



E poi mi son svegliato quasi bene, con un'allegria quasi cittadina, mi sono messo il Boba con dentro Pietro, il Boba è uno strumento in stoffa che ti porti addosso, diciamo uno zaino-bambino noi l'abbiamo preso grigio, alternativa al passeggino che io penso chi progetta i passeggini lo fa apposta, vuole la disperazione dell'umanità specie in formato coppia, deve trattarsi di un disegno universale: il passeggino che fatica ad aprirsi o a chiudersi, le cinturine di sicurezza studiate in modo tale da far clack solamente dopo innumerevoli incastri, i genitori che litigano basta un passeggino che non si chiude, per scatenare il finimondo.
Con il Boba no, certo pesa, il bambino te lo porti addosso con le gambette a penzoloni, ma spesso si addormenta oppure guarda a destra guarda a sinistra, a dire il vero altre volte ti colpisce con ripetute testate al torace come un piccolo Zidane, le signore più anziane magari ti guardano strano alcune si stringono la borsetta al petto, la scorsa settimana mi sono ritrovato in Piazza Damiano Chiesa, 17 La Russa mi guardavano dalle pareti dei palazzi, romani non ignazi, ho chiesto a una signora se era giusto per Piazza Firenze, lei d'accordo che ho la barba, e anche un berretto curioso bordeaux che fa la punta all'insù come un mago ma lei prima ha provato a schivarmi, poi si è stretta la borsetta al petto pensando questo me la ruba, poi le ho chiesto di Piazza Firenze mi ha detto "Di là…" quasi girata di schiena, le ho detto grazie e mi ha fatto un gran sorriso.
Domenica invece mi son svegliato quasi bene, con un'allegria quasi cittadina, non è vero che non piove mai, quando ci sono le elezioni. Mi sono messo il Boba con dentro Pietro, sono andato verso via Carlo Linneo, prima di entrare dentro una scuola orrenda architettonicamente ho visto un'altra signora però più vecchia di quella di Piazza Damiano Chiesa restare impassibile  sul marciapiede mentre il nipote attraversava spericolato a caso la strada in bicicletta, rischiando la vita. Restare impassibile ed esclamare: “Giacomo! Perché ti vuoi esporre a pericoli?” Del corretto uso della lingua italiana.

Nella brutta scuola, sezione 123, il presidente di seggio era molto pieno di sé, aspettava questo giorno da una vita, ho pensato. Mi ha detto di lasciare il cellulare, di non portare via la matita, che potevo entrare con Pietro in cabina. Dentro il bambino si agitava, dove siamo finiti papà? e io stai calmo, facciamo in fretta, è una cosa brutta perché serve a poco ma facciamo in fretta, segno tre croci con la matita e abbiamo terminato. Il presidente di seggio, quella cicciona, mi ha intimato: "3 minuti!" Io le ho risposto facciamo 6, siamo in due, non ha sorriso. Ci ho messo tanto apposta, poi su consiglio di Pietro ho scelto il Partito dei Bambini: programma chiaro e semplice, aspettative di vita lunghe. Ho infilato le schede negli scatoloni in corrispondenza del colore rosa giallo azzurro, Bene mi ha detto la panzona, grazie e arrivederci le ho risposto, ecco la matita.


lunedì 18 febbraio 2013

Finalmente domenica! (26)


Che settimana ragazzi, prima si dimette il Papa poi inizia Sanremo poi Pistorius spara alla fidanzata poi Milito si rompe il ginocchio poi frammenti di una meteora fanno 1000 feriti nella regione degli Urali in Russia poi un tecnico cialtrone diventato politico afferma che i politici che l'hanno preceduto sono solo dei cialtroni: tutte cose della medesima importanza.
Intanto, nella vita reale io e Pietro guardiamo la lavatrice poi la lavastoviglie poi ritiriamo i panni stesi asciutti buttandoli sul letto in camera in attesa di piegarli poi prendiamo i bicchieri e le tazze lavati puliti e le posizioniamo sul ripiano della cucina e poi di nuovo dentro nella lavastoviglie, a lui piace così. Squilla il telefono: è un editore serio che sopporta Pietro che grida in modo anomalo in sottofondo mentre parliamo di un romanzo da pubblicare, forse. Nel tentativo di farlo stare buono il mio caro figlio (ha la febbre povero, ha il mal di denti) gli concedo tutto quello che di solito gli nego: telecomando, radiosveglia, cornetta del telefono fisso da sfregare con virulenza sul pavimento bianco opaco, in special modo all'altezza del già rigato display, lancio del termometro elettronico dall'alto di un abbraccio al papà fino al suolo, rotto, ma tanto non ha mai funzionato. Niente, Pietro prosegue in urla assordanti, sai che mi frega dei vostri discorsi letterari pare suggerirmi, a me fanno male i denti, ho la febbre, sai dove te lo puoi mettere il tuo romanzetto? Pietro, non parlare così a tuo padre.
Eppure l'editore dice cose sagge, mantiene un tono pacato nonostante le grida infantili all'altro capo del filo, e mi dispiace vorrei essere più serio e credibile, ma non ho alternative, l'editore dice cose oramai impreviste proprio perché fuori moda: che un libro vale per la qualità che contiene, addirittura, e non perché va incontro alle esigenze del mercato, magari plagiando una storia che pochi mesi prima ha avuto successo e allora riproviamoci con questa cosa simile, e già che ci siamo facciamo la copertina uguale, tanto là fuori sono quasi tutti rimbambiti. Allora lo ascolto incredulo, intossicato da troppi anni assurdi trascorsi a sentire giustificazioni commerciali al brutto, al banale al noioso, al mortale. Posiziono Pietro in piedi dentro la lavastoviglie, gli piace molto stare in piedi sullo sportello aperto della lavastoviglie, la mia ultima disperata carta, togli le tazze rimetti le tazze, la cosa più importante di questa settimana, oltre all'uscita di due libri che mi sembrano speciali, nel senso che li ho visti brillare quando sono saliti dal magazzino per mezzo del montacarichi e me li sono trovati luminosi nella cesta grigia, ecco questi due libri speciali sono Giordano Bruno di Bertrand Levergeois, 18 euro e Il Paradiso alla porta di Fabrice Hadjadj, 29 euro. La cosa più importante di questa settimana, mi ha telefonato un editore serio, mica come quello che avevo prima, Pietro adesso esci dalla lavastoviglie, quando torna mamma apriamo una bottiglia di Müller Thurgau, in fondo siamo felici e fortunati, al massimo un po' troppo stanchi.
 

domenica 10 febbraio 2013

Finalmente domenica! (25)


Insomma se me l'avessero raccontato tempo fa, dicendomi guarda tu tra qualche anno passerai il venerdì pomeriggio il sabato pomeriggio la domenica intera da solo con tuo figlio di tredici mesi io gli avrei detto guarda non so, nella vita non si sa mai questo lo afferma sempre mia madre Teresa, però adesso non disturbarmi che sto leggendo. Cosa sto leggendo? Allora rileggendo direi Tropico del cancro di Henry Miller nell'edizione rilegata del cinquantenario dell'editore Giangiacomo Feltrinelli (che poi è quella che vi consiglio tra le presenti in commercio, costa 10 euro mentre la tascabile economica 7 e fidatevi, non c'è paragone). Ecco Tropico del cancro, nell'edizione rilegata del cinquantenario 1955-2005 che ripropone la nota copertina di Albe Steiner a mio avviso bella, anche se non nego che ogni volta che penso ad Albe Steiner mi viene in mente Luciano Bianciardi che lo pigliava per il culo ne Il lavoro culturale chiamandolo Zite Zipel, mirabile nome e cognome per un personaggio anche se mai come l'altro, Guido Aristarco che diventa Arcisterco, Arcisterco ogni volta che mi ritorna in mente, vado avanti a ridere per cinque minuti da solo, Arcisterco. Perché l'arma di sorridere di sé e degli altri, in quel territorio assurdo che può essere il lavoro o la vita, è l'unico modo per restare a galla. Copertina di Albe Steiner, traduzione dall'americano di Luciano Bianciardi, ed è per questo che Tropico del cancro lo sto rileggendo lentamente a quattordici anni dalla prima volta, perché quando mi ricapita di sottolineare le frasi più belle di due dei miei scrittori preferiti, in un romanzo solo?

Poi il Libro dell'acqua di Eduard Limonov, che troverete in ben poche librerie ma fatevelo ordinare ne vale la pena, edizioni Alet, opera geniale fin dalla sua costruzione divisa per forme d'acqua nelle quali lo scrittore russo si è bagnato: Mari, Fiumi, Laghi-Stagni-Paludi, Fontane, Saune-Bagni Turchi, Pioggia, Aryk, Uragani. Anche questo lo sto leggendo lentamente, certo trascorrendo venerdì pomeriggio sabato pomeriggio domenica intera con mio figlio la lentezza di lettura non fa che progredire, Pietro al momento non legge neppure il Guerin Sportivo, eppure tutto potrebbe restare immobile e non me ne fregherebbe nulla, penso tra le altalene, tanto per tornare a rispondere alla sua azzeccata previsione, intervistatore, lei non ci crederà ma tra qualche anno passerà, sì lo so già, ma in definitiva tutto resta immobile Pietro, tra l'automobile di legno e l'altalena a ripetizione al parco, tra i tuffi all'indietro sul letto e la pallina di spugna o lo sposta-sedia continuato lungo il pavimento, curiosi sport indoor quando il sole d'inverno cala ed esce fuori il freddo, ascoltiamo alla radio Tutto il calcio minuto per minuto che anticipa di dieci secondi buoni quello che poi posso controllare realmente accaduto oppure no sullo schermo del mio portatile, posizionato sulla mensola in alto e nascosto affinche' tu non riesca a vedere, è il regolamento, Juventus batte Fiorentina due a zero, ma per i viola sarebbe potuta andare molto peggio.

domenica 3 febbraio 2013

Finalmente domenica! (24)


E poi c’è la storia di quello scrittore russo che stava nel gulag, e la mattina si svegliavano all’alba e iniziavano a lavorare, poi alle tredici mangiavano si per dire, della brodaglia e della specie di pane-pietra, poi lavoravano ancora fino a sera quando stremati andavano a dormire, saranno state le ventuno nelle camerate, ma in quell’ora probabile di tempo prima di andare a dormire definitivamente chi aveva voglia di scrivere, era di gran lunga meglio approfittare di quei pochi minuti per vivere. Il suo libro lo scrittore, se lo scriveva nella testa mentre lavorava forzatamente, una frase più o meno al giorno o forse una pagina, questo non me lo ricordo, facciamo per comodità una frase cioè un giorno ad esempio pensava E poi c’è la storia di quello scrittore che stava nel gulag, il giorno dopo per non dimenticare nulla aggiungeva alla prima frase la seconda: E poi c’è la storia di quello scrittore che stava nel gulag, e la mattina si svegliavano all’alba e iniziavano a lavorare. Così fino ad imparare a memoria un libro completo da srotolare e scrivere sulla carta una volta uscito dalla prigionia, magari dettandolo alla moglie per non fare troppa fatica.
A questo pensavo mentre guidavo in autostrada, calcolando che con il ritmo di due/quattro viaggi a settimana Milano-Brescia Brescia-Milano, ne avrei avute di occasioni per imparare a memoria il mio libro ben meno importante, una frase per volta, guidando e scrivendo, fino a terminarlo anche con assoluta calma nel giro di qualche anno, per poi poter dire questo romanzo chiamiamolo così ci ho messo cinque anni a scriverlo nel tempo libero, in autostrada. Ma come mai questa scelta? Devo ringraziare un noto scrittore russo. Ma pensavo anche in autostrada che tra aver qualcosa da dire e costruire una storia ne passa di differenza, e mi pare che intorno molti costruiscano una storia anche se non hanno nulla da dire, e invece io penso che se non si ha nulla da dire per un certo periodo o anche per sempre è meglio starsene zitti e leggere le cose che hanno da dire gli altri. Inoltre, mentre Pietro dormiva e Marta quasi sul sedile dietro, pensavo che quella entrante sarebbe stata per me l’ultima settimana normale, perché da febbraio con il ritorno di Marta all’attività lavorativa i miei fine settimana sarebbero radicalmente cambiati in questa direzione:
 
Venerdì: 8-14 libreria, 15-20 da solo con Pietro.
Sabato: 8-14 libreria, 15-20 da solo con Pietro.
Domenica: 9.45-20.15 da solo con Pietro.

andando a mutare la fisionomia dei miei week-end in modo determinante, a meno che il giovine Pietro non mi sorprenda a soli tredici mesi d’età pregandomi in ginocchio di ascoltare insieme Tutto il calcio minuto per minuto o di leggere a ripetizione fino alla noia qualche scrittore russo.

Ecco, più o meno questo è quello che avevo da dire, ma poi è successo che in libreria ho visto con i miei occhi il direttore di un importante quotidiano, acquistare dieci copie del suo inutile libro per poi buttarle appena fuori dal negozio nel cestino della spazzatura. Ho sentito per caso dei miei colleghi in altre librerie, e mi hanno detto che anche da loro il direttore di un importante quotidiano, ha comprato dieci copie del suo inutile libro per poi buttarle appena fuori dal negozio nel cestino della spazzatura, ed unendo i fattori insomma sono arrivato alla conclusione che nella città di M. c’è il direttore di un importante quotidiano che fa il giro delle librerie per comprare dieci copie del suo libro e poi buttarle nel cestino della spazzatura, nella patetica speranza presumo di entrare così in classifica e diventare un famoso saggista, perché altrimenti le sue raffinate analisi non interesserebbero davvero a nessuno, e a parte lo spreco economico e la tristezza umana del suo gesto, ho pensato che comunque vada la sua vita e la nostra, qualunque sia il suo conto in banca e il nostro, questo signore non sarà mai capace di scrivere un libro frase dopo frase nella testa, o di immaginare romanzi guidando l’automobile.